RACCONTI - Parte 4 - L'America



1954 - Paulin fotografa la statua della libertà 

1.   
Quando siamo arrivati al porto di New York

 Quando siamo arrivati al porto di New York, un porto enorme che non riesci a descriverlo, albeggiava. Siamo arrivati lentamente al nostro punto di sbarco, erano circa le 9 del mattino. Una parte della gente sbarcata veniva mandata a sinistra e io ero tra quelli che dicevano di andare a destra.

Eravamo tutti incolonnati, al fondo c'era un tavolo con un signore che scriveva e due poliziotti armati… chissà cosa volevano. Quando è stato il mio turno arrivo lì e dico: - Mi chiamo Pasquero Paolo - ma mi rispondono: - Guardi non andiamo avanti per non perdere troppo tempo, lei non può sbarcare negli Stati Uniti. Come? Sto bene, sono in piedi, cammino. Volevo fare un po' anche finta di non aver capito.

-No, no, cerchi di comprendere, lei non può scendere perché lei è fascista. -  Ma come? Io sono fascista? Apre il cassetto, prende il foglio, me lo mette davanti, primo ottobre 1931, primo giorno di scuola, cominciavano sempre il primo ottobre di ogni anno le scuole.

Quando mi hanno registrato a scuola mi hanno registrato Balilla, sei anni, la firma… c'era la mia firma. - La riconosce? - Sì sì, la riconosco. Non lo sapevo che ci fosse questo, perché se l'avessi saputo mi sarei già dato da fare prima - E allora lei porti pazienza, prenda i suoi bagagli…. 

- Prima devo però farle vedere una cosa. Apro la valigia… quando sono partito avevo preso degli indumenti da cambiarmi, ma anche per lavorare, poi soprattutto avevo messo tutta la documentazione perché ero stato riconosciuto partigiano - Ecco, ho ancora il documento originale, l'attestazione che sono stato partigiano -. Ero certificato patriota6, e con questo sono stato riconosciuto. Mi ha chiesto scusa. Anche perché c’era la firma del Generale Alexander5

Io gli ho detto, qua non è un mio paesano che l'ha firmata, è un suo concittadino che l'ha firmata, quindi se avete qualcosa da dire mandatelo a dire a lui, quel signore lì, che penso che sia ancora vivo. Questo riconoscimento ce l'hanno dato verso il 1946, ed erano passati soltanto 8 anni. Fortuna che ho portato questo documento5 , se no non mi avrebbero lasciato sbarcare. 




2. Ho partecipato ad un film che ha vinto tre Oscar

Nel periodo che ci siamo fermati in America, io e mia mamma, abbiamo partecipato ad un film La rosa tatuata con la Anna Magnani. Vivevo in un paese, Key West, la chiave del West perché è l'ultimo lembo dagli Stati Uniti che guarda Cuba. Era venuto da noi il regista che voleva girare il film The Rose Tattoo, che sarebbe La Rosa Tatuata, riguardante un emigrante italiano che aveva incisa sul torace una rosa.

 Hanno fatto tutta una selezione, mia mamma che era con me in America è stata presa, avrebbe fatto la nonna di Burt Lancaster.

Il regista cercava la faccia e la corporatura di una donna siciliana, le ha fatto mettere in testa un foulard, che prendeva soltanto metà testa, per rappresentare la donna siciliana e allora da quel momento lì... Era la nonna di Burt Lancaster. 

Io facevo una specie di comparsa, ma dopo due giorni di riprese, ho detto questo qua non è il mio posto, non mi trovavo, e allora mi hanno pagato e sono venuto via. Mia mamma invece ha fatto dal principio fino alla fine, è stata sempre presente.


Ha avuto una parte importante, diverse volte ha parlato.

La mia paga era di 10 dollari al giorno, quindi sono stati 20 dollari in tutto, con 6 ritenuti come imposta.

Mia mamma ha preso quasi 800 dollari di paga, ma solo 350, togliendo le ritenute di tasse. 

Burt Lancaster l'ho trovato magnifico nel senso che diceva anche qualche parola e la diceva bene in italiano, abbiamo passato anche delle ore in discussione per quello che potevamo capire uno per l’altro.

La Magnani era un tipo nervoso, sempre nervoso, mi ricordo uno di questi atti di nervosismo: la sua persona di fiducia, che la trattava con la bambagia proprio al massimo, un giorno si presentò con la tazza di caffè e gli disse signora prenda la tazza lei andò in escandescenze gli dette uno schiaffo alla mano con la tazza così da rovesciarle in faccia tutto il latte che aveva dentro, proprio molto molto nervosa. Una capacità, però, enorme che ho potuto vedere da vicino perché anche quando non sono più andato a far la parte l'ho sempre seguita tramite mia mamma. Io la portavo al mattino e dovevo andare a prenderla alla sera. E’ stata una persona molto molto in gamba più che recitare viveva la sua parte, incredibile, era un'attrice in gamba, più di così non si poteva.

 Ciò che non mi è piaciuto è stata la gelosia nei confronti di mia mamma di signore italo-americane che volevano fare loro quella parte.
  “Ma io non ho chiesto niente” diceva mia mamma è stato Tennessee (lo sceneggiatore) e lui che mi ha scelto mi ha invitato a venire io non sapevo niente anzi.

Quando il film è stato successivamente proiettato a Canale è stata una festa per tutto il paese. Il comune di Canale pagò tutte le spese saremmo stati cinque o seicento partecipanti. Una grande festa paesana, ogni volta che si vedeva mia mamma nel film tutti si alzarono in piedi a battere le mani, la chiamavano per nome, l'applaudivano … è stata una grande emozione.

 


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